Tutti pazzi per la canapa: il materiale ecosostenibile che piace alle mamme

Lo sapevate che la canapa è un nemico del climate change? E che una piantagione assorbe più CO2 di un bosco? E che nella Pianura Padana la canapa è stata coltivata fino agli anni ’50? Perché tutto a un tratto è sparita? Cosa ci hanno tenuto nascosto? Scopriamolo insieme
Scritto da Chiara Mezzetti

Non si fa in tempo a dire canapa che subito in automatico scatta l’associazione con la marijuana. Eppure l’emblematica foglia a sette punte che troviamo ritratta ovunque ha molte proprietà e impieghi potenzialmente infiniti. Si coltiva senza pesticidi ed è un vero toccasana per l’ambiente. Una piantagione di canapa sequestra infatti più CO2 di un bosco, ed è l’acerrimo nemico del cambiamento climatico. La canapa è molto più di una pianta. È un materiale grezzo adatto ai più disparati utilizzi. Primo tra tutti quello alimentare. I semi e l’olio di canapa hanno un altissimo valore proteico, tant’è che sono stati scelti proprio come alimenti preferenziali per arginare la carenza proteica dei Paesi in via di sviluppo. L’olio di canapa è inoltre un’ottima alternativa all’olio di balena per quanto riguarda la produzione industriale di saponi e cosmetici. La canapa è anche amica degli alberi. La carta che si produce con questa pianta ha una bassissima percentuale di lignina e viene fuori già bianca. Questo significa trattamenti chimici ridotti al minimo e una qualità molto alta. Con la canapa però non si possono costruire solo castelli di carte, bensì castelli veri e propri. L’uso edilizio, sconosciuto a molti, è invece una vera e propria rivoluzione in termini di economia ambientale che monetaria. Il risparmio di gas ed elettricità sfiora il 40% rispetto ai normali edifici, mentre la riduzione delle emissioni di CO2 supera il 75%. In particolare è utile per la fabbricazione di tavole. Insomma, anche qui, un’ottima alternativa al legno. Ma se la canapa non vi ha ancora convinto, pensate che è anche un ottimo sostituto della plastica. Sì, avete letto bene. Con la canapa è possibile produrre, attraverso un processo di polimerizzazione, materiali plastici completamente biodegradabili adatti in particolare all’imballaggio. Inoltre, è anche un ottima fonte vegetale per il combustibile da biomassa, e può sostituire il petrolio, con tutti i benefici ambientali che ne derivano. Ultimo ma non ultimo l’impiego tessile. La canapa può essere resa sottile quanto si vuole e questo permette la produzione di tessuti di vario genere e consistenza, ottime alternative al cotone e alle fibre sintetiche. Che la canapa possa essere impiegata per gli usi più disparati è cosa risaputa. Lo sapevano infatti già i cinesi di 200 anni fa, che la utilizzavano per fabbricare corde e tessuti. Anche l’Occidente è da sempre un grande produttore di canapa. I Fenici usavano questa fibra vegetale per creare le vele delle navi e i Romani la coltivavano nella Pianura Padana. Cosa sia successo poi e perché la storia non abbia reso giustizia a questo materiale, rimane un mistero. Le motivazioni alla base di questa vera e propria damnatio memoriae sono solo in parte riconducibili ai suoi effetti psicotropi. 

“Più probabile che a pesare siano stati gli elevati costi di produzione e gli interessi delle multinazionali di petrolio e derivati. Da tenere sempre a mente infatti sono le proprietà di questo materiale che è in grado di sostituire le plastiche.”

Ad oggi, nonostante tutto, sono molte le industrie che non hanno mai interrotto o hanno ripreso la coltivazione di canapa. Ci sono inoltre buone speranze per il  2020, anno in cui sarà messo in atto l’Accordo internazionale sul clima. A mettere la firma sono stati circa 200 Paesi, che si impegneranno per limitare a +1,5 gradi l’aumento della temperatura del clima globale. Per fare questo un importante alleato sarà proprio la canapa. Quando si dice: un ritorno di fiamma.

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