Underground Fashion Journal: cosa non sai sui Mod e che invece dovresti sapere

Cos’è il movimento Mod? Cosa c’entra con gli Skinhead e con Twiggy? Quali sono i capi ‘mod’ che indossiamo tutti i giorni senza saperlo? Un breve viaggio tra Roma e Londra alla scoperta dello stile modernista e del suo impatto sul presente.

Siamo figli del proletariato ma siamo anche eleganti e sofisticati, alla faccia di quelli che pensano che la rivoluzione vada fatta in jeans strappati e scarpe usurate. In una parola: siamo Mod.  

E chi è Mod, dice lo Statuto ufficiale, “lo è per la vita e non per un certo periodo di tempo”. Ma cosa vuol dire di preciso “Mod”?  

La moda è un fenomeno complesso, un linguaggio che parla a tutti, anche –forse principalmente– a quelli che non lo vogliono ascoltare. Nel primo appuntamento di Underground Fashion Journal avevamo parlato di hippie e contromoda e di come questa sottocultura sia diventata a tutti gli effetti un’espressione dello stesso Capitalismo che cercava di combattere. 

La seconda tappa del nostro viaggio è un posto che definirlo città è un eufemismo. Perché Londra non è una città, ma un modo di vivere. Sono gli anni ’60, e noi sfrecciamo tra le strade a bordo della nostra Vespa, sì, la stessa che Cremonini 40 anni dopo userà per “andare in giro per i colli bolognesi” nella canzone “50 Special”. Nelle orecchie “My generation” degli Who e nel cuore la voglia di combattere la classe dirigente.  

Mod è vivere pulito in circostanze difficili” (P. Meaden, manager degli Who).  

In sostanza l’ideale di fondo è che i soldi non possano distinguere le classi sociali, ma a farlo è lo stile. Vogliamo comprendere la “misteriosa complessità della metropoli” e avvicinarci alla cultura nera, maleducata, perché è questa che “domina le ore notturne”. Il Capitalismo non ha portato i nostri padri da nessuna parte e noi vogliamo solo farci consumare dal piacere. 

Siamo figli del proletariato ma siamo anche eleganti e sofisticati, alla faccia di quelli che pensano che la rivoluzione vada fatta in jeans strappati e scarpe usurate. In una parola: siamo Mod.  

E chi è Mod, dice lo Statuto ufficiale, “lo è per la vita e non per un certo periodo di tempo”. Ma cosa vuol dire di preciso “Mod”?  

Il termine indica una subcultura nata tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 a Londra, è il periodo del boom economico e i giovani ricercano una propria identità. Mod sta per “Modernism”. La voce dei Mod è una voce moderna (appunto), elegante, ma ha ben chiaro il suo bersaglio: il sistema bigotto. Il modo per combatterlo non sono creste punk e fiori nei cannoni, ma la valorizzazione del futuro, lo sguardo verso la modernità che rompe col passato e vuole costruire una società basata sulla cultura e sul progresso. Il motto Mod è infatti “moving and learning”.  

La sottocultura Mod ha vissuto diversi revival (il più grande negli anni ’70) che hanno finito per snaturarne gli ideali di ricercatezza ed eccentricità per farla confluire nel più generale “ammasso” della cultura mainstream. 

Un esempio concreto: i risvoltini alla caviglia che sono tornati di moda negli ultimi anni? Mod. Il giubbotto modello parkaMod. L’abbinamento jeans e T-ShirtModMa soprattutto un capo rivoluzionario che ha cambiato non solo le direzioni della moda, ma anche quelle del movimento femminista: la minigonna. La minigonna è un capo di rottura, che scopre le gambe e diventa la sfacciata divisa di donne eleganti e in carriera che rivendicano il loro posto nel mondo e la loro voce in capitolo senza dover rinnegare la propria femminilità. Emblema della donna “Mod” è la modella Twiggy, icona della moda inglese dai capelli corti e gli occhi grandi.

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Ma soprattutto un capo rivoluzionario che ha cambiato non solo le direzioni della moda, ma anche quelle del movimento femminista: la minigonna. La minigonna è un capo di rottura, che scopre le gambe e diventa la sfacciata divisa di donne eleganti e in carriera che rivendicano il loro posto nel mondo e la loro voce in capitolo senza dover rinnegare la propria femminilità. Emblema della donna “Mod” è la modella Twiggy, icona della moda inglese dai capelli corti e gli occhi grandi. 

I generi ascoltati dai ragazzi Mod sono il Jazz, il Soul, lo Ska, l’R&BI gruppi vessillo sono i già citati Who e gli Small Faces (’70), gli Style Council (’80), gli Oasis e i Bleur (’90).  

Mod passano le notti a ballare nei club, ma di giorno leggono e si appassionano alla cultura italiana ed europea. Traggono ispirazione da film come Vacanze Romane (1953) e La Dolce Vita (1960) per copiare gesti come portare la sigaretta alla bocca o guidare lo scooter in modo elegante.  

Il loro simbolo, tant’è che spesso se lo attaccano sul parka, è quello della Union Jack o lo stemma della Royal Air Force, che usano per farsi notare nei club, dove entrano più tardi e già impasticcati di anfetamine. 

Si tagliano i capelli alla “new french line”, mettono abiti sartoriali, le polacchine tipo college con frange o nappe, camicie botton-down 

I mass media hanno un ruolo fondamentale nella diffusione del movimento e delle grafiche moderniste, che esplode ancor di più con l’uscita nelle sale del film Quadrophenia (1979), ispirato all’omonimo album degli Who e che narra gli scontri tra Mods e Rockers, simboli della ribellione giovanile di quegli anni.  

Se i primi Mod, pur essendo accomunati da alcune linee di stile generali, mantengono una propria individualità, man mano che il movimento cresce ci si omologa sempre di più e nascono delle frange più estreme all’interno della subcultura. Un esempio sono gli Hard Mods che indossano camicie a quadri, bretelle e jeans Levi’s con doppio risvolto sopra un paio di anfibi Dr. Martens. Sembra di vedere il tipico abbigliamento di un hipster di oggi. A dimostrazione di quanto questa sottocultura sia entrata a tutti gli effetti nel mainstream. Alcuni Mod si avvicinano alla cultura hippie psichedelica, altri ancora invece diventano i primi Skinhead.  

La sottocultura Mod rimane ad oggi una delle più presenti a tutti i livelli della moda e della cultura, è il prisma da cui si sono irradiate moltissime delle altre tendenze (anche estreme) che hanno dominato e dominano il mondo del fashion. E voi, conoscevate il movimento Mod? 

Prossimo appuntamento con Underground Fashion Journal: Martedì 11 maggio. 

Chiara Mezzetti
Chiara Mezzetti

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