Cotone biologico vs Cotone tradizionale: non c'è partita

È possibile che un tessuto cambi radicalmente in base alla produzione? Quali sono le differenze tra tessuto organico e tradizionale? Perché l’organico viene ancora coltivato poco? Quali sono gli effetti sulla pelle del cotone tradizione?
Vediamolo insieme. Scritto da Chiara Mezzetti

Il cotone lo conosciamo tutti. Lo indossiamo d’inverno e d’estate. Intimo, magliette, pantaloni, persino scarpe. Facciamo tutto con il cotone e lo ricerchiamo come garanzia di qualità e freschezza.
Ma se non tutti i tipi di cotone fossero uguali? La caratteristica regina di questa fibra naturale è la sua morbidezza. Il proverbio “crescere nella bambagia”, che significa appunto “crescere tra i vizi e le coccole, nel benessere assoluto” deriva proprio da qui. Il cotone si ricava infatti filando la bambagia, una pianta appartenente alla famiglia delle Malvacee.
Attraverso questo processo si ottengono i famosi batuffoli che ricoprono i semi di cotone. Tuttavia, esistendo vari tipi di cotone, esistono anche vari gradi di morbidezza e comfort nell’indossarlo. Ma ci arriveremo tra poco. Per comprendere l’importanza di questo tessuto e il suo impatto storico ed economico basti pensare che da solo il cotone copre più di metà del fabbisogno mondiale di tessuti. All’anno si producono in tutto il pianeta 26,5 milioni di tonnellate, per un totale di 33,2 milioni di ettari di terreno coltivato.

“Si può comprendere facilmente quindi quanto l’impatto ambientale della coltivazione del cotone sia elevato. È importante quindi capire quali siano le dinamiche di coltivazione e produzione e soprattutto fare una distinzione tra cotone “tradizionale” e “organico”. “

Riassumendo, le differenze principali tra i due tessuti sono 3:

  • PRODUZIONE -Tradizionale: si usano metalli pesanti, cloro, coloranti chimici, pesticidi e insetticidi nocivi all’ambiente e alla salute. Pensate che addirittura il 16% della produzione totale nel mondo di insetticidi e il 7% dei pesticidi viene impiegato proprio così. Inoltre tutti i semi sono geneticamente modificati. -Organico: non viene usato nessun tipo di sostanza chimica. Le erbacce vengono eliminate fisicamente e i parassiti combattuti con insetti benefici. I coloranti utilizzati sono tutti naturali, ad esempio l’argilla, o a base d’acqua e perossido. I semi ovviamente sono al 100% naturali.
  • IRRIGAZIONE -Tradizionale: l’irrigazione richiede molta acqua e questo danneggia i territori. -Organico: si risparmiano 1930 litri d’acqua per ogni tonnellata prodotta. Il cotone organico infatti nutre il terreno e favorisce l’assorbimento di acqua e sostanze nutritive.
  • RACCOLTA -Tradizionale: raccolto generalmente tramite macchinari e questo incide sulla purezza della fibra. -Organico: raccolto completamente a mano, preservando la purezza delle fibre. Le fibre che si ottengono dalla raccolta a mano sono più lunghe poiché non vengono danneggiate e spezzate dai macchinari. Per questo motivo il cotone organico mantiene una maggiore morbidezza.
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In conclusione:

Il cotone organico, rispetto a quello tradizionale, è: più morbido, più resistente, più assorbente, più traspirante e ipoallergenico. Accarezza la pelle con delicatezza ed non rischia di irritare il derma a causa di pesticidi o coloranti aggressivi. La differenza sta tutta nella produzione della fibra.

Ad oggi sono 473.000 gli ettari di terreno coltivati a cotone organico, che si aggiudica lo 0,5% della produzione di cotone totale. Un po’ pochino considerando gli innumerevoli vantaggi di questo tessuto. Il problema è tutto nel costo. La qualità si paga, ed è comprensibile che un indumento di cotone organico costi lievemente di più rispetto a quello tradizionale. Ma in fondo, forse, vale la pena, no?

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