L’Olanda arriva prima ancora una volta. È lì, nel cuore di Amsterdam,
Rokin 10, a pochi passi dalla Stazione Centrale, che si erge il primo museo di moda sostenibile del mondo.
L’edificio si chiama “Fashion for good” ed è stato realizzato dallo studio di design newyorchese Local Projects. Per capirci, è lo studio che ha progettato il Museo dell’11 settembre e il Cooper-Hewitt Smithsonian Design Museum a New York.
Se state già immaginando degli spazi polverosi, con abiti vecchi e logori tenuti sottovuoto nelle teche di vetro, lunghi pannelli esplicativi sulla lavorazione del cotone e strisce di canapa conservate come reliquie stile Sacra Sindone, siete fuori strada.
Il Fashion for good è articolato in vari spazi di coworking e meeting, arredati con mobili di seconda mano e piastrelle certificate “Cradle to Cradle”. Il concept nasce da una collaborazione tra Shaw Contract e il co-fondatore di Fashion For Good, Wiilliam McDonough.
Il “Fashion for good” è prima di tutto un’esperienza. Una missione di sensibilizzazione. E per questo si serve delle tecnologie più all’avanguardia per interfacciarsi con il proprio pubblico. Se pensiamo che l’industria dell’abbigliamento produce 1,2 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra ogni anno, capiamo che non è poi così innocua e lontana dalle industrie petrolifere.
“Sensibilizzare e coinvolgere il pubblico è il primo obiettivo del Fashion for good. Per questo motivo, la natura del museo è totalmente interattiva.”
L’utente, una volta varcato l’ingresso, trova ad accoglierlo un’installazione di nylon rigenerato ECONYL® di Aquafil, un produttore italiano, che ha realizzato il materiale mettendo insieme rifiuti di nylon raccolti da discariche e oceani in tutto il mondo. Una volta superata l’installazione, nello spazio principale, gli utenti potranno toccare con mano i vestiti sostenibili di Kings of Indigo, Ecoalf, Insane in The Rain, Adidas x Parley, Karün, Ms. Bay e Stella McCartney, ambasciatrice ufficiale del museo insieme ad Arizona Muse e Lily Cole.
L’installazione è solo la prima tappa di un percorso fisico e digitale, realizzato attraverso tecnologie avanzatissime. I 5 step da superare sono:
Punto forte del museo è il braccialetto RFID che viene fornito agli utenti. Il braccialetto interagiasce con gli schermi disposti lungo tutto il percorso espositivo. L’utente è immerso quindi in un viaggio fisico attraverso i dati sull’inquinamento che scorrono sugli schermi in formato digitale e può interagire, scegliere i propri approfondimenti. Tra gli hot topics del percorso, le nuove tecnologie dell’abbigliamento, le ultime tendenze, l’inquinamento dell’industria tessile e del fashion. Ma Fashion for good experience non è solo una fotografia di ciò che è. Fashion for good experience è anche e soprattutto piano per ciò che dovrebbe e dovrà essere.
Per questo motivo, l’utente, unico vero protagonista dell’esperienza, ha a disposizione più di 33 azioni diverse che può custodire nel suo braccialetto RFID rigorosamente di plastica riciclata. Gli basterà scansionare le azioni che preferisce sugli schermi disposti lungo il percorso. Alla fine, potrà rivedere le azioni selezionate e usare le informazioni per creare un personale “piano di abbigliamento sostenibile”. Un esempio di azioni possibili è lavare i panni a 30 gradi invece che a 40, oppure decidere di non comprare vestiti per 30 giorni, riciclare gli abiti vecchi ecc.
Questa missione di sensibilizzazione è oggi più che mai necessaria, visto che solo l’1% degli abiti nel mondo viene riciclato. Tra le altre cose i visitatori potranno anche progettare un proprio logo e un proprio design da stampare in loco su delle T-shirt anche queste rigorosamente “Cradle to Cradle”. Che dire? Un’altra esperienza si aggiunge alla “to do list” di tutte le fashion victims.