Lana vegan: le nuove frontiere del comfort e del lusso green

Lana vegan sembra un ossimoro. Come può la lana, che si ottiene dallo sfruttamento animale, essere vegan? Le innovazioni del settore moda non smettono mai di stupirci e arriva il nuovo cachemire totalmente green. Scopriamo insieme come si ottiene e le sue caratteristiche.

“Addirittura esiste una pratica, il mulesing, per cui gli allevatori asportano pezzi di pelle e di corpo dell’animale per evitare infezioni da larve e parassiti. Peccato che ciò venga fatto senza alcun tipo di anestesia ed antidolorifici.”

La lana è uno dei materiali più antichi di sempre. Usata addirittura dai Babilonesi, inizia ad essere prodotta industrialmente dal XVII sec. a.C. Una fibra tessile animale, ricavata da varie specie, tra cui la pecora, il lama, l’alpaca, il dromedario, il cammello, il coniglio e la capra.

Parlare quindi di lana vegan sembra apparentemente una contraddizione in termini. Sappiamo però che il mondo del fashion è sempre più orientato in questa direzione, dal momento che è uno dei settori più inquinanti e dannosi per l’ambiente (Leggi il nostro articolo “Una t-shirt è per sempre”). Spesso quindi le linee e le case di moda sperimentano nuovi materiali e nuove tecniche che siano meno aggressive per il Pianeta, riadattando o inventando nuovi materiali. Un soggetto di cui a volte ci si dimentica, però, sono gli animali. Non solo quindi petrolio, riscaldamento globale e plastica. L’ambiente è fatto anche di animali che vanno salvaguardati.

La filosofia vegana non è una semplice dieta, ma, appunto, uno stile di vita guidato dall’ideale animalista e dal rifiuto deciso di ogni sfruttamento. La produzione di lana animale non è un processo di semplice tosatura. Dietro c’è uno sfruttamento molto grande. Le pecore da cui si ricava la lana infatti vivono in allevamenti intensivi, con tutto il disagio e le sofferenze che questo comporta. Se non bastasse, a causa di questo meccanismo, ne muoiono circa un milione all’anno. Addirittura esiste una pratica, il mulesing, per cui gli allevatori asportano pezzi di pelle e di corpo dell’animale per evitare infezioni da larve e parassiti. Peccato che ciò venga fatto senza alcun tipo di anestesia ed antidolorifici.

1581417331_5e4283733fd8a

Il Weganool è così composto: 70% da cotone biologico e 30% da Calotropis, una pianta selvatica che cresce in abbondanza nel deserto indiano.

Da oggi, si potrà vestire lana 100% vegetale, il Weganool, e questa è una buona notizia non solo per i vegani, ma per tutti noi. L’innovativo materiale è stato presentato a Londra per il Future Fabrics Expo, la fiera dei nuovi materiali e ha vinto il premio Vegan Fashion Award della Peta. L’idea è venuta alla Faborg, una società indiana. Il Weganool è così composto: 70% da cotone biologico e 30% da Calotropis, una pianta selvatica che cresce in abbondanza nel deserto indiano. Come se non bastasse, per la produzione del Weganool non vengono impiegate né acqua né pesticidi. Questo permette un risparmio di 9mila litri di acqua. E non si butta via niente, visto che gli scarti vengono reimpiegati per la creazione di un fertilizzante pesticida naturale.

Le caratteristiche della lana vegana sono esattamente le stesse di quella animale. Mantiene il calore, è morbida e avvolgente. Quindi, non ci sono davvero più scuse.

Fateci sapere nei commenti se l’articolo vi è piaciuto e quali altri argomenti vorreste che venissero trattati sul blog.

Chiara Mezzetti
Chiara Mezzetti

Editor

CONTATTACI

neska.original@gmail.com

Privacy Policy Cookie Policy