#semino8

Immaginate un ragazzino che corre tra le stoffe e i profumi della bottega di sartoria di sua madre. Immaginate i profumi, i colori, i suoni della Reggio Calabria degli anni ’70. È in questo ambiente, in questa semplicità ed eleganza, che Gianni Versace ha mosso i suoi primi passi, per poi approdare a Milano e iniziare a scrivere uno dei capitoli più importanti della storia della moda made in Italy. Ha collaborato con le più grandi top model del mondo: Naomi Campbell, Cindy Crawford, Christy Turlington, Linda Evangelista, Carla Bruni, Nadja Auermann, Tatjana Patiz, Claudia Schiffer, Stephanie Seymour, Marpessa e Kate Moss. La forza espressiva del marchio Versace (il cui simbolo è l’iconica medusa che coniuga arte greco-romana a pop art) sta nella conoscenza e nell’amore per l’arte in ogni sua forma, dall’antichità alla contemporaneità, in un flusso che solo il genio Versace poteva essere in grado di gestire e direzionare. Una carriera in continua ascesa, che lo porta anche a diventare costumista per il Teatro della Scala. Poi lo sparo. Improvviso. Il 15 luglio 1997 un uomo lo fredda sulle scale di casa sua a Miami Beach. Gianni Versace è morto e non si conosce il colpevole. Unico sospettato Andrew Cunanan che però non potrà mai essere interrogato perché verrà trovato morto qualche giorno dopo.

Ad oggi a tenere le redini dell’azienda è la sorella di Gianni, Donatella Versace, impegnata ad oggi in un programma green: il brand si è impegnato a ridurre a zero il consumo netto di energia e di utilizzare fonti fonti 100% rinnovabili entro il 2025. Ci riusciranno?

Chiara Mezzetti
Chiara Mezzetti

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