“L’azienda Vegea srl, totalmente made in Italy, ha progettato questo nuovo tessuto, la Wineleather, ovvero eco-pelle derivata dagli scarti della produzione di vino“
Il vino è la poesia della terra
Diceva Mario Soldati, scrittore, giornalista e regista italiano dello scorso secolo. A distanza di più di 20 anni dalla sua scomparsa, il concetto è sempre valido. Il vino è, soprattutto per noi italiani, un simbolo. Simbolo di buongusto, di convivialità, di gioia, di sapore, di eccellenza. Ed ora, grazie a Vegea, diventerà anche emblema del green fashion. Ma andiamo per ordine.
Vogliamo indossare ciò che ci piace. Ciò che ci rappresenta. Per questo motivo scegliamo un brand piuttosto che un altro, una stampa, un disegno. Perché attraverso i vestiti vogliamo dire chi siamo, comunicarlo fin da subito. E allora, cosa c’è di meglio, per un amante del buon bere, che indossare un capo d’abbigliamento fatto interamente di vino? Fino a qualche tempo fa sembrava fantascienza, e se lo sembra ancora un po’ è perché non conoscete la Wineleather.
L’azienda Vegea srl, totalmente made in Italy, ha progettato questo nuovo tessuto, la Wineleather, ovvero eco-pelle derivata dagli scarti della produzione di vino. Il progetto è nato a Milano nel 2016, e si è fatto bandiera nostrana di ideali di eco-sostenibilità a tutto tondo (non solo quindi salvaguardia dell’ambiente, ma anche dei lavoratori e soprattutto dei clienti).
“In particolar modo funziona così: si prende la vinaccia, ovvero lo scarto primario nella produzione del vino. Si trasformano le fibre e gli oli vegetali in essa contenuti in materiale ecologico.”
Fanno parte della squadra Wineleather Giampietro Tessitore (è il caso di dire quindi nome omen), Francesco Merlino, Valentina e Rossella Longobardo. Niente più sofferenza per gli animali, ma neanche consumo di petrolio, che è ingente sia nella produzione della pelle animale (servono circa 240 litri di petrolio per un metro quadro di pelle), sia nella produzione di eco-pelle (che quindi tanto eco, alla fine dei conti, non è). Se non bastasse, non ci sono scarti di cucitura (che impiegano acidi e metalli pesanti inquinanti).
Dopo anni di studio e ricerca, Tessitore è arrivato a identificare delle fibre ben precise che sarebbero contenute nelle bucce e nei semi dell’uva. E da lì è partita Wineleather, che gli è valsa anche il premio Global Change Award di H&M Foundation nel 2017.
In particolar modo funziona così: si prende la vinaccia, ovvero lo scarto primario nella produzione del vino. Si trasformano le fibre e gli oli vegetali in essa contenuti in materiale ecologico. Si ottiene in questo modo un tessuto che ha tutte le caratteristiche della più comune pelle sintetica (elasticità, aspetto, resistenza) ma che è 100% naturale.
Per fare due conti: annualmente nel mondo si producono 26 miliardi di litri di vino. Un bel po’ di vinaccia da scartare, no? Più o meno, 7 milioni di tonnellate.
Al momento, la Wineleather, si inserisce in un ampio spettro di nuovi tessuti green, dall’ Orange Fiber è l’idea di Adriana Santanocito ed Enrica Arena, alla Fruit Leather, all’Ananas anam di qui abbiamo parlato qui (https://www.neskaoriginal.com/home/blog/la-moda-ecosostenibile-riparte-dallananas-il-frutto-delle-indie-si-fa-tessuto/). Fateci sapere nei commenti se c’è un tessuto di cui vorreste sapere di più.
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